Si avvicinano le amministrative e i dirigenti al potere da trentacinque anni a Torino riescono ancora a stupirci, vantando il #SistemaTorino come un modo di amministrare un Comune di cui vantarsi.
E’ evidente che approfittano del fatto che le persone hanno altri problemi, come sopravvivere in una situazione di profonda crisi in una città in declino inesorabile, e non hanno quindi il tempo e la forza di guardare con attenzione alla reale situazione.
Proviamo allora a vedere dove tutti questi anni di “sorti magnifiche e progressive” hanno portato la nostra comunità.
Cominciamo dalla comunità stessa; e la realtà è una sola: da Torino si scappa. Gli abitanti sono passati da quasi un milione (1995) a settecentocinquantamila nel 2014. Il numero non è evidenziato nelle statistiche perché è corretto da 150.000 stranieri che sono arrivati a convivere con noi, riportando il totale a quasi novecentomila. Con l’effetto dirompente di portare la presenza extra-comunitaria al 15% della popolazione.
La comunità è in crisi. Gli sfratti sono quasi 5.000 e quasi tutti sono dovuti a morosità, vale a dire per l’impossibilità di pagare l’affitto.
La comunità è in crisi. La Caritas è passata, nell’arco di soli cinque anni, da 284 famiglie assistite a oltre duemila.
La comunità è in crisi. La riduzione media dei consumi per le famiglie torinesi negli ultimi cinque anni va dal 35 al 40%.
Tutti questi numeri, pubblici e verificabili facilmente, hanno portato il Comune a cambiare politiche ed approcci?
Assolutamente no, il #SistemaTorino continua imperterrito a dividere il potere tra pochi, elargendo elemosine (elettorali) agli altri.
Come esempio del modo di gestire la cosa pubblica, vi ricordiamo le nostre denunce relative al MAO, che potete leggere qui, qui e qui.
Siccome però siamo un movimento che vuole cambiare la città, non vogliamo solo denunciare, ma soprattutto proporre.
Questo è il primo di una serie di articoli in cui, di fianco ai numeri della vergogna di una amministrazione incapace se non a gestire al meglio gli accordi politici, aggiungeremo di volta in volta alcune proposte che potranno cambiare il volto di Torino e soprattutto la vita della sua comunità.
Cominciamo dal cuore dell’amministrazione, i conti pubblici.
In venti anni hanno portato il debito del Comune da 130 milioni circa a più di 4 miliardi, nascondendo un’ulteriore carico per l’amministrazione nei bilanci delle partecipate.
In pratica probabilmente voi non lo sapete, ma siamo indebitati fino al collo.
Come agire? Partendo dalla testa, ricordando che il Comune ha ben 32 partecipate ed è all’interno di 86 tra fondazioni ed enti, un bel flusso di denaro in uscita con un controllo ridotto al minimo.
Ricordiamo che, con assoluto sprezzo del ridicolo, questa stessa amministrazione propone oggi (dopo trentacinque anni!) di tagliare gli stipendi agli alti dirigenti.
E noi li vogliamo seguire: tagli, cambio e rimescolamento salutare dei dirigenti nell’amministrazione, per togliere sedimentazione decennale dagli uffici.
Il secondo passo sarà intervenire sul debito con una profonda rinegoziazione del debito corrente (approfittando degli interessi bassi!) e una ristrutturazione del debito corrente.
Il terzo sarà andare ad agire sulle 32 partecipazioni e sulla valutazione di fondazioni ed enti dismettendo dove inutili e accorpando dove ripetitivi.
Tutte le risorse risparmiate in tal modo verranno investite nel taglio delle aliquote comunali Irpef e nella “area NoTax” per le micro e piccole imprese.
Ma questo fa già parte del secondo capitolo, quello dedicato al lavoro e alle imprese, che pubblicheremo tra poco.