Il #SistemaTorino: se lo conosci lo eviti

Nel nostro primo articolo sul #SistemaTorino abbiamo visto come la città sia indebitata fino al collo e come sia necessario intervenire drasticamente sulla gestione pubblica per riuscire a risparmiare ed ottimizzare le risorse.

In questa seconda parte vogliamo focalizzarci su uno dei temi più importanti per la nostra comunità, il lavoro.

Anche qui, vediamo di capire cosa è successo negli ultimi anni e come provare a cambiare il verso ad una situazione di declino che dura da decenni.

Torino era una città industriale, e come tale ha pagato più pesantemente di altre la crisi che ha coinvolto il comparto.

Cosa ha fatto l’amministrazione per contrastare la crisi ? Quello che ha fatto in molte altre situazioni: nulla.

Nella maggior parte dei casi, le uniche iniziative del Comune sono state quelle di agevolare l’assunzione di forme di sostegno (la cassa integrazione, per la maggior parte) dando ai lavoratori un momentaneo sollievo e nascondendo sotto il tappeto il problema, sperando che si risolvesse da solo con il tempo (una situazione su tutte, la De Tomaso).

Nel frattempo sono arrivate montagne di soldi che avrebbero permesso di creare una nuova città, nuove forme di lavoro e nuove soluzioni imprenditoriali.

Si può partire da Italia ’90, per passare alle Olimpiadi, alla Smart City, alla città della cultura; tutte occasioni perse con piccoli e grandi affari per qualcuno.

Sono stati costruiti impianti inutili e senza prospettiva, fondazioni e attività culturali che non hanno generato valore aggiunto se non per pochi intimi, grandi annunci e grandi vanti che non hanno risolto il problema di fondo, quello di dare una prospettiva di lavoro a chi non lo ha.

La mancanza di visione e di progettualità ha caratterizzato tutti questi anni. Nonostante si siano raggiunti alcuni risultati positivi grazie alla enorme quantità di denaro speso, non avendo chiaro il percorso si sono perse occasioni continue.

Un esempio è il turismo: è innegabile che, dopo le Olimpiadi e con alcune eccellenze come la Reggia di Venaria Reale, il Museo Egizio, la GAM, ecc., il flusso turistico in visita nella città è aumentato notevolmente.

Ma l’approccio al turismo è rimasto casuale, discordante e soprattutto inutilizzato per quanto riguarda le ricadute sulla popolazione e sulle imprese.

Non esiste un progetto di coordinamento tra le varie realtà per creare un percorso unico che possa portare l’offerta turistica a diventare anche un’offerta economica, sia per gli enti coinvolti sia per ristoranti, negozi, attività ludiche di contorno.

La nostra proposta è quindi di coordinare le varie proposte, di attivare servizi privati di tipo turistico (pensiamo ad esempio allo spostamento intra-cittadino con mezzi alternativi, dalle biciclette ai risciò), di rendere l’offerta turistica un perno delle attività non solo culturali ma anche economiche della città.

Un altro argomento fondamentale per la comunità sono le micro e piccole imprese di periferia, distrutte da una politica che anche qui non ha avuto alcuna progettualità.

La scelta di permettere la costruzione di troppi ipermercati (sono più di quaranta quelli che circondano Torino, quando tutte le analisi ritengono che non ne possano sopravvivere più di trenta) ha avutto come diretta conseguenza la chiusura dei negozi, troppo deboli per reggere la concorrenza. Con conseguente desertificazione delle periferie abbandonate a sè stesse e alla criminalità, in grado di muoversi tranquillamente in un ambiente sempre meno vissuto dalla cittadinanza (di questo parleremo nella terza puntata, quella dedicata alla sicurezza).

E’ nostra intenzione aiutare i coraggiosi imprenditori che vorranno provare, in questa difficile situazione, a fare impresa nelle periferie con la creazione di un cordone di NoTax Area e con interventi di semplificazione della burocrazia cittadina.

Interverremo inoltre sulle attività culturali evitando i grandi eventi centrali e spostandoli sulle periferie, così da ricreare quello spirito di comunità che da troppo tempo si è perso, con feste di quartiere e mercati (regolari ed organizzati) aperti anche ai cittadini e al piccolo commercio.

Spingeremo per passare da una cultura del supermercato ad una cultura dei centri dell’artigianato, agevolando l’aggregazione delle piccole attività e mettendo il Comune al servizio delle piccole imprese per aiutare anche la creazione di reti di negozi in grado di aumentare la forza di acquisto per arrivare a proporre costi più competitvi alla clientela.

Useremo quindi tutte le leve amministrative per far sì che tre settori vitali per la città, il commercio, la cultura e il turismo, siano il perno da cui ripartire per tornare a crescere. 

 

 

 

 

 

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Autore dell'articolo: Andrea Peinetti

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