La nuova Amministrazione della Città
Domanda: ritiene opportuno effettuare un bilancio critico di queste trasformazioni e in particolare procedere a una Revisione del vigente Piano Regolatore ovvero procedere verso altri strumenti di governo del territorio, che si aprano anche ai temi della Città Metropolitana?
Assolutamente sì. Abbiamo sempre espresso con forza la nostra piena contrarietà al modo di amministrare la città ed in particolare le opere pubbliche da parte di questa amministrazione che costituisce un unicuum da oltre venticinque anni.
Noi vogliamo con forza cambiare il modo di affrontare le problematiche urbanistiche, dando particolare forza a tutto ciò che aiuta a costruire comunità.
E’ inoltre da evidenziare che sta per essere approvata la nuova legge nazionale per il consumo del suolo e questo renderà obbligatorio la revisione completa di tutte le politiche urbanistiche.
Noi riteniamo sia un’occasione fondamentale per costruire finalmente un’idea nuova di città, non il quadrilatero con quartieri dormitorio costellati da supermercati, ma un insieme di quartieri vivi e partecipi nella vita della comunità.
Un idea di Città che tenga conto del nuovo quadro istituzionale in cui l’istituzione della Città Metropolitana ha collocato #Torino. Cura dello sviluppo strategico del territorio, gestione integrata dei servizi ma soprattutto delle infrastrutture e delle reti di comunicazione non devono essere visti come un’imposizione dall’alto ma uno strumento di condivisione degli obiettivi.
Domanda: questa scommessa su un rinnovato modello di città avrebbe potuto avviarsi anche senza i Giochi Invernali del 2006 ed il conseguente indebitamento? E ancora: l’amministrazione che lei potrebbe guidare intende procedere in questa direzione oppure ritiene necessaria un’inversione di rotta per uscire dal Debito impegnandosi nella tutela dei beni comuni?
Per noi è fondamentale invertire una rotta che ha portato la città ad indebitarsi pesantemente senza riuscire ad uscire da una crisi che si è rivelato molto pesante.
La disoccupazione è uno dei problemi principali di Torino, in particolare quella giovanile che è superiore al 40%, nonostante
tuttigli investimenti e gli sforzi di questa amministrazione.E’ evidente che è sbagliato l’approccio. Non è sufficiente spendere denaro, è necessario che degli investimenti pubblici ne sia approfondito e valutato l’impatto e proiettati a creare le premesse per un’occupazione di lungo periodo, strutturale. Il turismo (per la montagna piuttosto che culturale) è certo una risorsa ma non può essere l’unica salvaguardia al panorama internazionale in cui Torino si vuole proiettare.
Domanda: nel suo programma intende continuare a promuovere la realizzazione di parcheggi interrati in area centrale oppure ritiene più importante alleggerire i flussi di traffico attraverso il potenziamento del trasporto pubblico (soprattutto su ferro) e il miglioramento del Sistema Ferroviario Metropolitano, favorendo l’uso dei parcheggi di interscambio? E’ ancora possibile ragionare in una dimensione meramente “cittadina” oppure occorre ampliare la visione alla scala metropolitana intrecciando scelte urbanistiche e scelte trasportistiche? Ritiene importante progettare nuove linee di Metropolitana e con quali priorità?
La metro è arrivata con trent’anni di ritardo a Torino ed è stata un buon passo avanti per decongestionare il traffico.
Ora, in campagna elettorale, si sprecano le promesse per allungare il tracciato esistente, per la linea 2 e qualcuno riesce ad ipotizzare addirittura la linea 3.
Al momento però occorre essere onesti e dire che non ci sono i fondi necessari neppure per la parte progettuale.
E’ quindi evidente che ancora una volta ciò che deve essere cambiato è l’approccio, con una idea chiara di come si vuole far evolvere la città, e la città nella sua più ampia accezione, cioè la città metropolitana, nei prossimi anni.
Noi vogliamo studiare un piano della viabilità che sia in grado di riuscire realmente a cambiare le modalità di approccio.
Vogliamo spingere al massimo le possibilità date dalle nuove tecnologie, favorendo le varie forme di sharing e valutando anche l’intervento di nuovi attori in grado di aumentare i servizi per la comunità a costi più competitivi. In una scala metropolitana, certo, cui non si può più prescindere. In un mondo “piccola rete” non possiamo assolutamente trascurare la scala metropolitana di scelte urbanistiche e trasportistiche.
Domanda: ritiene importante dedicare maggiori risorse alla manutenzione del verde e alla creazione di nuove aree verdi, oppure si tratta di un “lusso” che la città non può più permettersi? La città non dovrebbe forse dotarsi di un vero Piano del Verde che definisca strategie, priorità, nuovi modelli di gestione? Come migliorare la fruibilità della nostra città per pedoni, ciclisti, anziani, bambini e “soggetti deboli”?
Ritiene necessario, al fine di migliorare le condizioni ambientali di Torino e della sua conurbazione, porre mano anche al vigente Piano Regolatore, con un processo di aggiornamento o di revisione della sua stessa struttura?
Per incidere sulla qualità dell’aria non occorre forse agire anche sui parametri urbanistici tra i quali ad esempio: dimensioni, caratteristiche costruttive ed energetiche degli edifici; intervenire sui flussi veicolari che variano in correlazione con la rete dei trasporti pubblici e dei percorsi ciclabili ancora da concretizzare; nonché sulle dimensioni, posizioni e qualità delle aree verdi cittadine, ponendole in correlazione col sistema del “grande verde” della conurbazione torinese, costituita dai parchi metropolitani, dalla collina di Torino, dalla collina morenica di Rivoli e Avigliana, dalle sponde fluviali, dalle aree agricole periurbane?
Sappiamo bene che le attuali risorse dedicate all’ambiente non sono neppure sufficienti a sostituire gli alberi che muoiono ogni anno.
Il Piano del Verde è stato promesso (come molte altre cose) senza poi mai essere messo in pratica.
Di nuovo, è necessario azzerare e ricominciare a considerare completamente le politiche amministrative, valutando anche che il Piano Regolatore dovrà essere rivisto completamente secondo quanto stabilito dalla nuova legge per il consumo del suolo e che ogni decisione deve necessariamente valutare tutta la Città Metropolitana.
Riteniamo indispensabile l’intervento di attori privati che, rispettando l’ambiente e garantendo l’usufruibilità degli spazi, potranno prendersi l’onere di gestire e manutenere un bene prezioso come l’ambiente e il verde pubblico.
Per quanto riguarda gli edifici e i parametri urbanistici è nostra intenzione intervenire anche per prevenire le ormai solite emergenze invernali sulle polveri sottili.
Richiederemo quindi di adottare forme di riscaldamento ecologiche come la geotermia, la sostituzione di caldaie obsolete ed inquinanti con caldaie di nuova generazione e tutte le altre forme di miglioramento degli edifici necessarie per ottenere un’aria più pulita e sana da respirare.
Domanda: Ritiene sufficiente quanto è stato fatto finora? Con quali strumenti ritiene che la nuova Amministrazione potrebbe o dovrebbe coinvolgere i cittadini, le Circoscrizioni le Associazioni, i comitati spontanei nelle scelte urbanistiche che li riguardano?
In occasione di altri incontri abbiamo proposto quella che riteniamo una vera rivoluzione culturale per l’Italia tutta e per Torino in particolare.
E’ infatti nostra intenzione proporre il “contratto di comunità”, che prevede il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti in piani di riqualificazione, dai costruttori a chi il territorio lo vive e lo abita. Ogni trasformazione urbana sarà quindi condivisa e discussa con tempi e modalità certe e con regole condivise. Non avremo più quindi varianti urbane ferme per decenni per la mancanza di decisione e di chiarezza. Nel giro di pochi mesi sarà possibile arrivare ad una sintesi delle varie esigenze nel rispetto di tutti gli interessi. Un cambiamento epocale per una città abituata a procrastinare ogni decisione e a passare sopra alle esigenze della comunità.
A nuove forme di partecipazione e coinvolgimento si è sempre cercato di prestare attenzione. E la Nostra adesione all’iniziativa per promuovere il referendum propositivo per la Città ora adottato dal Consiglio Comunale (ma non dimentichiamo è stata un’iniziativa pensata dal basso e non frutto dell’elaborazione dell’attuale amministrazione e degli attuali Consiglieri) né è la riprova.
Il documento con le domande originali delle associazioni ambientaliste.